Esperienza giovanile a Lourdes: sulle orme di Maria alla luce della Parola e del Servizio - ilSuodiSegno

Esperienza giovanile a Lourdes: sulle orme di Maria alla luce della Parola e del Servizio

Voi, cari giovani, non siete il futuro. Ci piace dire: “Voi siete il futuro…”. No, siete il presente! Non siete il futuro di Dio: voi giovani siete l’adesso di Dio! Lui vi convoca, vi chiama nelle vostre comunità, vi chiama nelle vostre città ad andare in cerca dei nonni, degli adulti; ad alzarvi in piedi e insieme a loro prendere la Parola e realizzare il sogno con cui il Signore vi ha sognato.

Campo San Juan Pablo II – Metro Park (Panama)
Domenica, 27 gennaio 2019

È il 27 gennaio 2019 e Papa Francesco, nell’Omelia di chiusura della XXXIVª Giornata Mondiale della Gioventù di Panama, lascia un mandato ai giovani del mondo: prendere la Parola, spezzarla nelle comunità e insieme uscire per Incontrare e realizzare il Sogno di Dio. Roba da poco…

Eppure, alle porte di nuovo anno pastorale sabino tutto incentrato sulla Parola (che sarà il primo ambito di tre, in cui la Diocesi Sabina camminerà come Chiesa alla luce dei frutti della scorsa assemblea diocesana), 80 giovani sabini hanno accettato la sfida, proprio sulle orme di Maria (“l’Influencer di Dio” per restare in scia GMG) per stare, abitare, ascoltare, celebrare e pregare nel luogo dove, secondo tradizione, l’Immacolata Concezione si è presentata alla piccola Bernadette: Lourdes e la Grotta di Massabielle. Lì dove un angolo di Cielo ha toccato la nostra Terra, i ragazzi sabini hanno aperto il loro cuore e le loro mani per provare a essere grembo di quel Verbo che Maria stessa aveva accolto e cambiare definitivamente la storia del genere umano.

Un tempo, dal 28 luglio al 5 agosto, per vivere a pieno sette grani (di dieci) del Rosario: Parola, Servizio, Internazionalità, Preghiera, Sacralità, Conversione e Comunità, che hanno fatto da sfondo al pellegrinaggio… sotto lo sguardo di Maria e la cura di don Lorenzo, don Diego, don Pedro, don Jesus, don Marco, Edoardo, Alessandra, Tatiana, Luca, suor Michela, Giosy e Federico (in una proposta che ha visto la comunione di tre uffici diocesani, quello di Pastorale Giovanile, quello Catechistico e della Pastorale per le Vocazioni).

Marcello ci racconta:

Sin dal primo giorno siamo stati coinvolti nell’ascolto della Parola, guidati da don Diego, che a piccoli passi ci ha fatto scoprire il senso del nostro pellegrinaggio e del nostro essere cristiani. L’itinerario nelle Sacre Scritture ha toccato i temi della vita, il ruolo simbolico dell’acqua, il significato dell’essere comunità e l’importanza di trovare il proprio posto all’interno di essa. A seguire abbiamo riflettuto sull’Eucarestia, sulla Vocazione, cercando di scoprire il ‘nome’ che Gesù ci ha dato e il progetto che ha pensato per noi, sulla missione e la rilevanza che assume nella nostra vita l’essere testimoni.

Uno spazio importante è stato poi dedicato al servizio presso le piscine del santuario, svolto dalla maggior parte di noi ragazzi. Questo è stato, probabilmente, il momento più forte e profondo del nostro pellegrinaggio. Ognuno di noi, dopo essere stato assegnato ad una piscina, ha vissuto un’esperienza unica e particolare. Abbiamo avuto il dono e la fortuna di poter accompagnare, sia fisicamente che spiritualmente, malati, bambini, giovani e anziani nel bagno alle piscine. I pellegrini provenivano da ogni parte del mondo: ciascuno con la propria storia, il proprio vissuto e la propria religione, riponeva in quel luogo le sue preghiere e le sue speranze, tenute silenziosamente nel cuore e spesso condivise con noi in quel momento intimo e personale. Dietro quella tenda, che copriva ogni piscina, abbiamo cercato di accompagnare ogni persona nel migliore dei modi, con una preghiera, con un sorriso o anche solo con un cenno. Sono stati questi gli istanti più preziosi che ci hanno permesso di sperimentare concretamente il servizio verso il prossimo e di comprendere appieno che “vi è più gioia nel dare che nel ricevere”.

Marcello de Paolis

Un servizio speciale, che ha coinvolto anche i giovanissimi in maniera differenziata, ma non per questo meno intensa, nell’accompagnamento di anziani e disabili nel cuore della città di Lourdes e nei tempi di preghiera. Per tutti è stato un tempo in cui fare silenzio e custodire… fino al momento in cui è stato necessario e importante provare a individuare quei semi piantati da Dio e completare così in maniera unica la stessa decina incompleta del Rosario di partenza, potendo così aggiungendo quei tre grani personali, per poter esprimere timidamente l’esperienza trascorsa.

Come ci suggerisce Ludovica, non sempre è facile trovare le giuste parole che sappiano riassumere quanto vissuto…

Raccontare l’esperienza di Lourdes per me non è facile perché ogni momento è stato ricco di emozioni fortissime. Partirei da una delle parole sulle quali Don Diego ci ha fatto riflettere: CASA. Dio prima di entrare in casa nostra chiede ‘permesso’, perché la casa è il posto in cui ognuno è se stesso, pieno di bellezze e imperfezioni. Nella casa c’è vita, c’è sicurezza e vorrei collegarmi ad un’altra parola: GROTTA. Come vogliamo essere ‘grotta’ per gli altri? La grotta potrebbe essere intesa come una gabbia, come un luogo senza via d’uscita, ma anche come un posto sicuro; ecco, in questa settimana noi siamo stati grotta dell’altro, ci siamo presi cura dell’altro e lo abbiamo fatto sentire protetto, ci siamo messi a servizio per qualcun altro. Un’altra parola che ho sentito particolarmente è stata COMUNITÀ. Per comunità ho scoperto che non si intende solo l’insieme delle persone credenti che partecipano alla celebrazione eucaristica ma la comunità è anche formata da non credenti, è segno di appartenenza, è famiglia. La comunità è quello che siamo stati noi ragazzi in questa settimana. Penso che un’esperienza del genere vada vissuta a pieno: andare alla grotta, pregare il rosario ogni giorno, ascoltare ogni giorno la Parola di Dio, è qualcosa di unico specialmente in un ambiente magico come Lourdes: si crea proprio quell’atmosfera di adorazione e contemplazione che ti travolge totalmente. Non sono mancati i momenti di condivisione delle nostre emozioni e forse proprio quelli ci hanno aiutati a capire davvero cosa stessimo facendo. La commozione più grande per me è stata sentire dalle persone che portavamo sulle carrozzelle tutti quei GRAZIE. In quel momento ho pensato: “Sono io che devo ringraziare loro perché mi hanno dato la possibilità di entrare nella loro casa e mettermi a servizio per loro”. In questa esperienza ho riscoperto il vero significato della fede e ho scoperto che ogni persona accanto a me è BELLA perché è dono di Dio.

Ludovica Ferraioli

Nel rientro, come alla fine di ogni esperienza significativa e intensa, la sfida continua: lasciar sedimentare quanto è stato piantato… senza smettere di dare acqua e fare memoria, non solo della Sua presenza nella vita di ciascuno, ma anche del tempo di comunione vissuto a Lourdes con Gesù nei sacramenti, nel Vangelo, nella Chiesa. Preservare quello stile, assaporato concretamente, che è in grado di illuminare il resto del cammino ancora da compiere!

Autore: Emmaus
Ufficio Diocesano per la Pastorale delle Vocazioni della Diocesi Sabina-Poggio Mirteto, nello stile di chi "Ama e lo dice con la Vita".
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