TVdP #6 - Il mistero della preghiera - ilSuodiSegno

TVdP #6 – Il mistero della preghiera

Nel mese di maggio, dedicato per tradizione a Maria e alla preghiera del Rosario, continuano le udienze di Papa Francesco sulla preghiera, ormai da un anno al centro delle sue catechesi del mercoledì e riprese questa settimana nuovamente in presenza.

Facciamo però un salto indietro: era il 6 maggio 2020 quando, appena usciti dal lockdown nazionale, il Papa ha aperto questo lungo ciclo con la prima catechesi intitolata: Il mistero della preghiera.

Oggi iniziamo un nuovo ciclo di catechesi sul tema della preghiera. La preghiera è il respiro della fede, è la sua espressione più propria. Come un grido che esce dal cuore di chi crede e si affida a Dio.

Udienza Generale del 6 maggio 2020 – Catechesi: 1. Il mistero della preghiera

Forse il modo migliore per capire cos’è la preghiera… è pregare, cioè entrare in quell’atteggiamento di apertura del cuore che porta a volgere il proprio sguardo verso l’Autore della vita. Per quanto si cerchi sempre di mettere da parte questo bisogno, è uno dei più antichi che abitano la parte più intima e nascosta dell’uomo, quando si mette di fronte all’interrogativo: “Chi sono io? Perché sono qui?”.

Pregare significa così aprirsi ad un mistero che scelgo di non eliminare, significa aprirsi a una domanda che trascende dalla nostra limitatezza e che ci porta all’infinito, ci conduce ad accendere quella speranza e che ci dona il coraggio di stare davanti a Dio. Pregare dunque non è meditare, non è lavorare sui propri pensieri per raggiungere stabili equilibri psico-fisici, ma è volgere la propria voce verso qualcun altro. E se poi questo qualcun altro è il Signore, allora diventa il dialogo dei dialoghi.

mistero della preghiera dialogo

Papa Francesco ci sta conducendo a conoscere meglio la preghiera del cristiano, e la prima immagine che ci riporta alla mente è quella di un urlo: in molti passaggi del Nuovo Testamento, gli uomini e le donne che incontrano Gesù lo fanno alzando il tono della propria voce, come ad essere sicuri di essere sentiti, come a voler emergere dal brusio di fondo che confonde ogni suono. Per quanto nel mondo di oggi, l’atto dell’urlo sia usato per minacciare, ricattare, possedere… l’urlo della preghiera non ha nulla a che vedere con questo, è diverso: la sua intonazione può ricordare quella di un bambino che vuole essere preso in braccio, che non vuole restare da solo e richiama l’attenzione di chi gli è accanto, perché si fida del fatto che la sua compagnia lo fa stare al sicuro, lontano dai pericoli. E l’urlo della preghiera, Papa Francesco ci ricorda che è un urlo ascoltato e che fa voltare Gesù. Per quanto possa essere difficile riconoscere quella Sua parola di risposta alla nostra preghiera, non possiamo metterci in attesa se prima non abbiamo liberato la linea e aperto la chiamata.

La preghiera è il luogo che Gesù stesso abitava quotidianamente per stare in relazione con il Padre, dove chiedeva e trovava la forza per fare la Sua volontà, per vivere pienamente, per accogliere gli altri e offrirli al Padre nei cieli. Lui ci ha insegnato a pregare, ci ha portati alla scuola della preghiera che però era stata già abitata da tutti quegli uomini che, nell’Antico Testamento, hanno fatto esperienza di questo dialogo con il Dio d’Israele. Durante l’udienza del 27 gennaio 2021, il Papa mette al centro la Parola scritta come emettitore di quella voce che nella storia si è rivolta agli uomini, chiamandoli, ammaestrandoli, e la cui efficacia non si è esaurita con l’avventura della Parola fatta carne, ma che continua a diffondersi nei cuori di ciascuno, seminando e provocando la propria realtà, nel presente, nel vissuto personale e che per quanto distante dall’epoca in cui quelle lettere sono state impresse, continuano anche oggi ad assettare e condurre nel dialogo con il Padre nella preghiera.

Attraverso la preghiera, la Parola di Dio viene ad abitare in noi e noi abitiamo in essa. La Parola ispira buoni propositi e sostiene l’azione; ci dà forza, ci dà serenità, e anche quando ci mette in crisi ci dà pace.

Udienza Generale del 27 gennaio 2021: Catechesi sulla preghiera – 22. La preghiera con le Sacre Scritture

Il rischio della preghiera però è quello di relegarla a una dimensione privata, a cui nessun altro può avere accesso. Nell’udienza del mercoledì successivo, 3 febbraio, Papa Francesco ha ricordato qual è la sorgente prima della preghiera personale, e non privata: la liturgia.

È un incontro con Cristo. Cristo si rende presente nello Spirito Santo attraverso i segni sacramentali: da qui deriva per noi cristiani la necessità di partecipare ai divini misteri.

Udienza Generale del 3 febbraio 2021: Catechesi sulla preghiera – 23. Pregare nella liturgia
mistero della preghiera liturgia

Siamo abilitati a pregare, a incontrarci con il Signore, perché Lui per primo ha scelto di incontrare noi, di farsi conoscere. Nella liturgia, non solo quella domenicale, viviamo la presenza sacramentale di Gesù, ed è lui per primo che ci porta al Padre, mostrandoci la strada. La liturgia è celebrare la sua presenza viva, così come ha scelto di restare nel mondo e senza di Lui, la preghiera rischia di essere rivolta verso qualcuno di cui non conosciamo le sembianze, non sappiamo bene chi è, né cosa ha da dire alla nostra vita.

Ed è dopo l’urlo rivolto a Gesù e il suo voltarsi, rendendosi presente nella liturgia del Popolo cristiano, che siamo inviati a estendere la preghiera in ogni giorno della nostra esistenza terrena, anticipando quello che sarà l’incontro definitivo con Lui.

[…] dalla Liturgia essa ritorni sempre alla vita quotidiana: per le strade, negli uffici, sui mezzi di trasporto… E lì continua il dialogo con Dio: chi prega è come l’innamorato, che porta sempre nel cuore la persona amata, ovunque egli si trovi.

Udienza Generale del 10 febbraio 2021: Catechesi sulla preghiera – 24. Pregare nella vita quotidiana

L’invito che ci rivolge il Papa è quello di vivere una preghiera quotidiana in cui lasciar entrare tutti i nostri incontri, sia quelli che ci fanno stare bene ma soprattutto quelli che il mondo indica di escludere: i nemici, i condannati… trasformando così la nostra preghiera in un’offerta, non solo di noi ma anche di chi ancora quella cornetta non l’ha alzata.

Autore: Mariano
Cresciuto a videogiochi e servizio all’Altare, oggi è studente della laurea magistrale di Ingegneria Meccanica e nel tempo rimanente presta il suo servizio nella pastorale giovanile, vocazionale e liturgica della diocesi. Iniziatore di ilSuodiSegno.it, si occupa della parte grafica e tecnica dell’intero spazio web. Autore di "La Tavolozza del Papa", è un follower di Papa Francesco e dei suoi discorsi.
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