TVdP #4: Nel sonno, la nostra voce
L’Incontro con la Storia
Un passo lento e solitario, in una piazza vuota e silenziosa.
Questa immagine resterà segnata nelle nostre menti e forse sarà anche stampata nei libri di storia, riportante la data del 27 marzo 2020. Giorno in cui Papa Francesco ha dato un appuntamento speciale, rivolto a tutti gli uomini capaci di fede, cioè a coloro disposti ad aprire il proprio cuore all’atto di affidamento più grande, di preghiera e richiesta di cura per la nostra situazione, a Chi la vita in origine ce l’ha donata.
Ciascuno ha vissuto con uno stato d’animo diverso questo incontro con la Storia, portando con sé di fronte allo schermo le sue preoccupazioni, speranze, perplessità, dubbi. Tutti diversi, ma per la prima volta in questo tempo moderno, tutti uguali. Tutti con la consapevolezza nello stesso momento di ritrovarci uomini e di camminare nella vita incontro alla nostra realtà mortale e limitata. La morte resta morte. Non cambia nome, non cambia condizione e non si lascia attendere. È davanti alla morte però che scegliamo la direzione della nostra vita, delle nostre scelte. O fuggiamo oppure scegliamo di starci fino in fondo, in maniera matura, responsabile, piena.

E il primo passo da fare, ce lo ha indicato Papa Francesco: renderci conto di «trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti».
Ci sono io, ci sei tu, ci sono le persone a cui vogliamo bene, quelle che desideriamo non vedere, le persone di fede e anche le persone che seppur vedessero Dio di fronte a sé, rifiuterebbero un suo abbraccio. Un’occasione preziosa per l’uomo che sta abitando questo pezzo di storia, un’occasione per tornare al centro della propria essenza e scoprire che proprio in questa condizione, c’è la voce di Dio: c’è la Sua chiamata a vivere e a morire.
Siamo già entrati nel tempo forte della Settimana Santa, un tempo in cui ogni uomo ha la possibilità, anche per un istante, di fermarsi a contemplare gli ultimi istanti di vita di una Persona. Se solo riuscissimo a fare silenzio, dentro di noi, intorno a noi, forse davvero nella sua morte riusciremmo ad ascoltare un grido, che desidera interpellarci ogni giorno, che desidera chiamarci per svegliarci dal sonno che ci ritroviamo a vivere quando perdiamo il sapore della gioia del tempo donatoci ora dopo ora. Sulla barca Gesù fa anche questa esperienza della nostra umanità, il sonno, una condizione che non ci aiuta a vedere quello che sta succedendo davvero nella nostra vita. Le voci, le chiamate insistenti dei discepoli però lo hanno svegliato, non solo Gesù ci chiama ma lui stesso è stato chiamato e interpellato.

«Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato. Ora, mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: “Svegliati Signore!” ».
Ritornare con gli occhi aperti alla luce ci porta ad entrare nell’unico atto possibile di fiducia grande: quello di non poter far fronte da soli al mare in tempesta e di avere bisogno della Sorgente di Vita, che possa mettere in salvo la nostra.
E Cristo, la nostra tempesta, l’ha già placata. Non sarà certo una fine improvvisa della pandemia a farci sentire guariti. È la sua Risurrezione la nostra guarigione, che passa per la croce, per il tradimento, per gli insulti, per l’incomprensione, per la mancanza d’amore dalle persone che incontrava tutti i giorni.
L’ultimo pensiero allora va a Simone di Cirene, l’uomo che più si è ritrovato vicino a Gesù, mettendosi a servizio di Chi è venuto per essere servo, scegliendo di essere forte e utile in quella situazione che lui stesso non aveva scelto.
Oggi Simone di Cirene sono coloro che, nel proprio dovere e impegno quotidiano, restano saldi e si fanno vicini nel portare la croce dei sofferenti, dei malati, dei morenti, trovando il senso di tutto ciò semplicemente negli sguardi che si pongono davanti a loro… nella mia personale speranza che facciano esperienza di incontro con il volto di Cristo Risorto.

«È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita».
Fonti consultate:
[1] Diretta su VaticanNews del momento di preghiera e benedizione Urbi et Orbi di Papa Francesco in data 27 marzo 2020: https://www.youtube.com/watch?v=YtxP7Ya98uk
[2] Testo integrale dell’Omelia del Papa, scaricabile di seguito.