Paradiso a colori #2 - Un piccolo sogno d'amore - ilSuodiSegno

Paradiso a colori #2 – Un piccolo sogno d’amore

Questa è la storia di un sogno in cui ho creduto ancor prima di capirne il senso, un piccolo sogno d’amore. «Giuanìn» così mi chiamava la mia mamma Margherita quando mi arrampicavo sugli alberi o giocavo con i miei amici tra i campi di Becchi, il mio paese. Ho perso mio padre a due anni e mia madre ha sempre pensato a noi e ci ha insegnato che: «bisogna sempre confidare in Dio».

A nove anni feci un sogno: stavo in un cortile, vicino la mia casa, e in quel cortile si erano raccolti una moltitudine di ragazzi che giocavano e ridevano e bestemmiavano. Sentendoli mi sono subito lanciato in mezzo a loro per picchiarli, ma in quel momento un uomo ben vestito e tanto luminoso da non poterlo fissare mi chiamò per nome e mi disse: «Non con le percosse, ma con la mansuetudine e la carità dovrai acquistare questi tuoi amici, mettiti a parlare loro sulla bruttezza del peccato e sulla preziosità della virtù». Nel sogno chiesi a quell’uomo chi fosse e perché chiedeva a me, ragazzo povero e ignorante, di fare una cosa così impossibile, e lui mi rispose che era il figlio di Maria, e Sua Madre allora, afferrandomi per mano, mi disse che dovevo crescere forte, robusto e umile e provvedere ai suoi figli. Non capii subito il significato del mio sogno, mia madre sì. Lei mi aveva sempre insegnato la carità fatta solo per amor di Dio, a pregare in ginocchio, cioè a parlare con Dio per avere la forza di vivere e di fare del bene, a recitare il Rosario e a parlare con la Madonna. Ho imparato a leggere e l’inverno i ragazzi della mia zona si radunavano nella stalla per ascoltarmi, prima e dopo la lettura facevamo il segno della croce e pregavamo. E poi ad una fiera scoprii il fascino dei prestigiatori e degli equilibristi, li osservavo e riuscivo a intuire i trucchi. Così a undici anni imparai a fare il salto mortale, camminavo sulle mani e marciavo e danzavo sulla corda. Così intrattenevo giovani e adulti, ma prima del numero finale tiravo fuori dalla tasca un Rosario, m’inginocchiavo e invitavo tutti a pregare o ripetevo la predica sentita in parrocchia, ed era il biglietto che facevo pagare al mio pubblico: un impegno per Dio e per i ragazzi poveri.

La mia vita è stata piena di lavoro e fatica, per studiare dovevo lavorare, ma anche questa è stata una grazia perché tutti i mestieri che ho imparato mi sono serviti per i miei ragazzi. Avevo un grande desiderio di farmi prete, ma allora ci volevano dei soldi. La Provvidenza mi ha sempre mandato persone che mi hanno aiutato. La strada è stata faticosa e nonostante le difficoltà, perché io rimanevo e sono sempre stato povero, con il coraggio, la buona volontà, e soprattutto una memoria di ferro, sono riuscito a entrare in seminario e a diventare prete. Il mio primo servizio a Torino mi fece scoprire la povertà di tanti giovani che erano sfruttati sul lavoro o che finivano in prigione per furti. Io li ho solo amati, mi avvicinavo a loro e offrivo la possibilità di diventare onesti cittadini e buoni cristiani e non serviva tanto se non tanto amore. Me li portavo in case di fortuna e insieme a mia madre li curavamo, insegnavo loro a leggere e scrivere e li facevo giocare. Ripetevo ai miei collaboratori: «procura di farti amare» e con fiducia e pazienza davamo amore a tanti giovani che ne erano stati privati. In poco tempo i miei ragazzi diventarono numerosi, quasi ottocento. Le regole non erano molte: «Nessuna azione che possa far arrossire un cristiano, fare i propri doveri scolastici e religiosi ed essere allegri». L’allegria è la profonda soddisfazione che nasce nel sapersi nelle mani di Dio ed è l’unica ricchezza che un uomo può desiderare. Un esercito di giovani che pregavano e facevano opere di carità, che studiavano e che giocavano, liberi e liberati dalla povertà che ci circondava e dalla miseria di un mondo che si stava allontanando da Dio.

Ho consacrato tutto il mio Cuore al Signore e ho tanto amato quei poveri ragazzi, i Suoi figli… ho pensato solo alla salvezza delle loro anime, e per tutta la vita mi sono sentito preso per mano da Maria.

Giovanni Melchiorre Bosco, conosciuto come don Bosco, è il fondatore delle congregazioni dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice. È canonizzato da papa Pio XI nel 1934.

Autore: Giosy
Autrice di Paradiso a colori.
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